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Trento, 20 ottobre 2017
Il centrosinistra autonomista è diventato un club esclusivo
Noi Verdi vogliamo un confronto aperto sui programmi

di Marco Boato
dal Corriere del Trentino di venerdì 20 ottobre 2017

C’è molta confusione sotto il cielo e non si può davvero dire che la situazione sia eccellente a livello trentino e nazionale. I due piani necessariamente si intrecciano, perché nel corso del 2018 si terranno le elezioni politiche e quelle provinciali.
Mi è parso sconcertante che in Trentino, nei mesi scorsi, i tre maggiori partiti (ma non unici) del centrosinistra autonomista si siano già messi a discutere sulla reciproca attribuzione delle candidature negli ipotizzati collegi uninominali per la Camera e il Senato, e magari (il presidente Ugo Rossi) già sulla possibile concessione di uno di questi collegi a un esponente delle liste civiche, che pure hanno al loro interno posizioni politiche molto differenziate.

Si tratta di un confronto all’interno di una sorta di «club esclusivo» (Pd, Upt e Patt) che si è totalmente dimenticato che il centrosinistra autonomista è formato anche da altre tre forze politiche, pur minori e nel 2013 rimaste fuori dalla rappresentanza del Consiglio provinciale, che, come i Verdi, hanno contribuito comunque attraverso i loro voti alla elezione di Rossi alla guida della Provincia e alla vittoria della coalizione (anche nel comune di Trento e altrove, del resto).

Mi stupisce inoltre che tale anticipazione di possibile lottizzazione partitocratica abbia totalmente ignorato il fatto che è «in itinere» una nuova legge elettorale per il Parlamento; legge che cambia radicalmente gli scenari politici nazionali, con ovvi riflessi pure provinciali. Dopo che per anni e mesi il Pd aveva sostenuto l’esclusione delle coalizioni e la volontà di puntare solo sulle singole liste di partito, lo stesso Pd ha poi totalmente mutato posizione, sia nella sua direzione nazionale (all’unanimità), sia soprattutto nella proposta di nuova legge elettorale.

Con un cambiamento di prospettiva di 180°, si è passati alla previsione delle coalizioni sia alla Camera come al Senato (dove già erano previste), con l’uniformità delle soglie di sbarramento, previste al 3% e con la possibilità dell’utilizzo comunque dei voti delle liste minori fino all’1%, con un terzo di collegi uninominali e due terzi di liste plurinominali nel proporzionale (in Trentino-Alto Adige ci saranno invece 6 collegi e 5 eletti nel proporzionale alla Camera, mentre al Senato rimarranno i tradizionali 6 collegi, ma il 7° eletto non sarà più il «miglior perdente»).

Approvata la legge alla Camera, il segretario dei democratici, Matteo Renzi, ha subito ipotizzato una larga coalizione di centrosinistra, facendo esplicito riferimento anche all’importanza della presenza dei Verdi con una propria lista e con alcune candidature nei collegi uninominali. Finalmente si è cominciato a capire (come lo era già stato nell’Ulivo di Prodi, ma poi dimenticato) l’importanza che deve assumere la rappresentanza dell’ecologismo politico, sulla scia del discorso di Emmanuel Macron alla Sorbona sull’Europa, nel quale ha parlato esplicitamente della necessità di una transizione ecologica.

In Trentino sarà fondamentale affrontare quanto prima le caratteristiche politico-programmatiche del centrosinistra autonomista, che per le elezioni nazionali dovranno essere omogenee nelle loro dimensioni e confini con il resto d’Italia, e che sono comunque una priorità anche per le elezioni provinciali, ben prima di scatenare la rissa su quale possa essere il futuro candidato presidente e con quale metodo (primarie o non) dovrà essere scelto.

Per i Verdi è fondamentale l’aspetto programmatico, nel quale devono assumere una assoluta centralità le questioni ambientali: del cambiamento climatico (che ora nessuno può più ignorare), della lotta contro ogni forma di inquinamento, della tutela della natura e degli animali (pessima la gestione dell’orso nel caso Kj2), della mobilità sostenibile (altro che Valdastico), dei parchi, della gestione dei rifiuti, e via elencando.

Ma altrettanto importanti sono le tematiche relative a giustizia sociale, lavoro, sanità, gestione razionale dei migranti, capacità di affrontare i temi della sicurezza senza cedere a deleteri populismi e sovranismi.

Di tutto questo non si sta parlando, concentrandosi solo sul dilemma «Rossi sì o no», sulle relazioni tra le singole forze politiche (Pd e Upt) o sulle dilacerazioni che hanno attraversato il Patt. Credo sia invece necessario aprire il confronto sulle grandi questioni programmatiche, sulle visioni di un futuro totalmente diverso dal passato, anche in Italia e in Europa. Uscire dalle diatribe partitocratiche e alzare lo sguardo all’insieme della società e delle istituzioni da riformare. Questo è l’essenziale, se non si vuole aumentare la distanza (già troppo grande) con le attese dei cittadini.

Marco Boato
Già Deputato dei Verdi

 

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